E’ un gesto aperto a tutti - la preghiera del Rosario in piazza o in altro luogo frequentabile dal pubblico - in favore dei cristiani perseguitati. L’intenzione è specialmente rivolta a chi soffre durissime persecuzioni materiali e morali, come in Medio Oriente e in molte zone dell’Asia e dell’Africa; ma idealmente è estesa a chi è discriminato per la fede in tutte le altre parti del mondo, Italia ed Europa comprese; anche di altre fedi religiose, rettamente vissute. In tutte queste situazioni, infatti, è in gioco il cuore della persona umana. Di qui il nome “Appello all’Umano”: si chiede a Dio, tramite la Vergine Maria, Mediatrice di tutte le grazie, che il cuore della persona umana venga preservato in questi tempi oscuri.
Che cosa significa la parola “Nazarat”?
E’ una traslitterazione della corrispondente parola che in arabo inizia con la lettera Nun (diventata il logo simbolico dell’iniziativa) e che significa “nazareno”. Con questa lettera sono state contrassegnate le case dei cristiani, i seguaci di Cristo, Gesù il Nazareno: è stato questo il modo con cui i persecutori hanno marchiato le famiglie da impaurire, sottomettere, tassare, espropriare dei propri beni ed in molti casi uccidere.
Come è nato il gesto e chi lo propone?
E’ nato a Rimini da un gruppo di amici, sette anni fa, mentre Da'esh scatenava le sue offensive tra Iraq e Siria conquistando Mosul (6/7 agosto 2014), proclamando il califfato, perseguitando gli yazidi, con la conseguenza dello storico esodo di oltre centomila civili, principalmente cristiani, nonché di altre minoranze. Non si poteva rimanere indifferenti e inerti davanti alla distruzione e alla diaspora di un popolo che da sempre - molti secoli prima dell’Islam - ha abitato le terre della Piana di Ninive dove si parla ancora oggi l’aramaico, la stessa lingua di Gesù. Il Comitato Nazarat per i cristiani perseguitati, riunito informalmente, si propose di fare un gesto di preghiera pubblico che continuasse nel tempo, senza programmi, finché fosse necessario.
Quando si svolge?
Ogni giorno 20 del mese - data scelta convenzionalmente - in orario serale.
Dove?
A Rimini abitualmente in piazza Tre Martiri [con modalità a distanza durante le restrizioni]. Dopo la prima sera (20 agosto 2014) l’iniziativa è stata condivisa e fatta propria da molti altri gruppi informali, in una ventina di città d’Italia e di altri paesi [Cesena, Bologna, Prato, Siena, Perugia, Cattolica (RN), Loreto, Forlì, Ravenna, Udine, Cremona, Busca (CN), Milano, Andora (SV), Damasco (Siria), Erbil (Iraq), Lugano (Svizzera), Jos (Nigeria), Haiti], oltre che all’interno di 27 clausure e case religiose. Si è così costituita spontaneamente, senza finanziamenti di alcun genere e senza sigle associative, una costellazione di gruppi di preghiera e di impegno. Contando gli 84 gesti svolti finora a Rimini, più quelli delle altre città, si stimano finora oltre 700 serate.
In che cosa consiste?
Nella recita guidata e comunitaria del Rosario, con il canto del “Salve Regina” e con altri canti iniziali e finali. La preghiera cattolica è seguita solitamente dall’ascolto di una testimonianza (dal vivo in presenza, oppure in diretta o registrata appositamente per l’occasione, a seconda delle possibilità del momento) di persone coinvolte o a conoscenza diretta dei fatti di persecuzione in vari paesi del mondo. Alla fine vengono raccolte libere offerte in denaro, che vengono destinate all’aiuto di famiglie e comunità in difficoltà a causa delle persecuzioni.
Quali adesioni e sostegni ha avuto Nazarat?
Fra i più importanti si ricordano i messaggi scritti del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, a nome di Papa Francesco, del Patriarca di Babilonia dei Caldei Card. Sako, del presidente della CEI Card. Bassetti, del Card. Comastri e del Patriarca siro-cattolico di Antiochia mons. Younan.
I testimonial più noti e importanti?
Fra coloro che negli anni hanno portato la loro testimonianza dal vivo vanno ricordati anzitutto il compianto Card. Tauran, poi il Patriarca Pizzaballa, Mons. Mouche, Mons. Joseph Tobj, Mons. Basilio Yaldo, Padre Cervellera; tanti sacerdoti iracheni, siriani, africani (Padre Basa Alsabagh, Padre Ihab, Padre Ibrahim, Padre Behanan, Padre Al Bazi, Padre Jahola, don Kamai, Padre Karakach, Padre Zerai, don Buratti, Padre Ielpo, Padre Firas Lutfi); volontari internazionali come Filippo Di Mario e Leo Capobianco; giornalisti inviati speciali come Emanuele Boffi, Rodolfo Casadei, Maria Simi, Andrea Avveduto, Giorgio Paolucci.
Che cosa fa di concreto Nazarat per i cristiani perseguitati?
Nazarat si regge sul volontariato e si autofinanzia per i costi di gestione, peraltro trascurabili. Fin dall’inizio, i testimoni hanno sempre concluso i loro interventi chiedendo di pregare, come forma di aiuto primario, in quanto la preghiera è lo strumento più potente di cambiamento degli uomini e della storia. Ciò non esclude l’aiuto materiale a chi si trova in particolari difficoltà: il totale della raccolta di denaro durante le serate in questi sette anni ammonta a circa 100mila euro. I soldi sono sempre stati distribuiti direttamente ai destinatari degli aiuti.
Sono stati sostenuti anche progetti di aiuto e di sviluppo?
Sì. Fra i progetti sostenuti e già conclusi si ricordano:
St.Ephrem Patriarchal Development Committee (aiuto a 225 famiglie; ristrutturazione di case colpite da bombe da mortaio; operazioni chirurgiche e trattamenti medici per donne affette da cancro al seno, festa di Pasqua per 150 bambini di famiglie profughe, abbigliamento per famiglie con persone disabili);
Asia News (Adotta un cristiano in Medio Oriente);
Orizzonti onlus (Adotta una famiglia cristiana in Siria);
Aiuto alla Chiesa che soffre
Parrocchia cattolica dei latini, Aleppo
Convento francescano della Conversione di San Paolo, Damasco
Saint Francis Libray in Damasco (sostegno alla realizzazione della biblioteca e del centro culturale).